Nuove frontiere nella cura del tumore alla vescica

Paolo Gontero è professore ordinario di urologia, Direttore della Clinica urologica della Città della Salute e della Scienza di Torino

I tumori della vescica si comportano tutti allo stesso modo?

La risposta è no. Esistono infatti due categorie di tumori della vescica con un comportamento clinico molto diverso. La prima, di cui fanno parte il 70 per cento, è considerata “non invasiva” o con un termine improprio, “superficiale” ed ha una prognosi decisamente migliore. La seconda, cui appartiene il restante 30 per cento è invece considerata una malattia “invasiva”, perché infiltra gli strati profondi della vescica, e può spesso dare anche “metastasi”. Sebbene i tumori non invasivi siano in generale meno aggressivi, vengono a loro volta suddivisi  in forme a basso rischio e ad alto rischio. I tumori a basso rischio sono gli unici caratterizzati da una prognosi generalmente buona. Pur gravati da un rischio di recidiva, hanno una scarsa tendenza a trasformarsi in forme invasive e sono quindi raramente letali. Viceversa quelli ad alto rischio, sebbene non infiltrino ancora gli strati profondi della vescica, hanno un’elevata propensione a diventare invasivi e, quindi sono potenzialmente pericolosi. 

Quanti nuovi casi si sono registrati nell’ultimo anno in Italia?

Sono stati diagnosticati 29.000 nuovi casi di tumore alla vescica, rendendo questa neoplasia una delle più frequenti. 

Ci sono novità terapeutiche per la cura di questo tumore?

Si può dire che sia in atto una vera e propria rivoluzione nella terapia del tumore alla vescica che riguarda tutte le categorie. Ad esempio, per le forme non invasive, si stanno sperimentando con successo dei nuovi farmaci che, iniettati in vescica mediante un catetere, sono in grado di eliminare la malattia senza dover ricorrere all’asportazione mediante un intervento endoscopico. Per il tumore invasivo invece, che riconosce oggi come trattamento standard l’asportazione chirurgica della vescica, potrebbero essere presto disponibili dei trattamenti combinati che prevedono da una parte l’inserimento in vescica di dispositivi in grado di rilasciare in modo continuo farmaci in grado di distruggere il tumore e dall’altro la somministrazione endovenosa di immunoterapie, consentendo in tal modo di risparmiare la vescica in molti pazienti. Ma l’innovazione più significativa è avvenuta recentemente con la scoperta che una nuova combinazione di farmaci è in grado di raddoppiare la sopravvivenza dei pazienti con tumore alla vescica metastatico che fino a poco tempo fa avevano una sopravvivenza di poco superiore ad un anno. 

Rispetto all’intervento chirurgico di asportazione della vescica, vi sono nuove modalità?

Da qualche anno si sta imponendo sempre di più la chirurgia robotica nell’asportazione e nella ricostruzione della vescica. Questa tecnica chirurgica, meno invasiva rispetto alla chirurgia tradizionale, ha dimostrato di ridurre il sanguinamento e la degenza post operatoria a parità di risultati oncologici. Nel nostro centro riserviamo la chirurgia robotica soprattutto ai pazienti obesi che traggono i maggiori vantaggi da una chirurgia con “ferite molto piccole” oppure ai pazienti più giovani in cui è prioritario effettuare un intervento che miri a conservare in modo più accurato i nervi deputati al mantenimento della funzione sessuale. 

Come si può prevenire il tumore della vescica?

Questo tumore riconosce nel fumo di sigaretta e nell’esposizione professionale ad alcune sostanze nocive come i coloranti o gli idrocarburi degli importanti fattori di rischio. Un’efficace campagna preventiva deve portare ad eliminare questi fattori di rischio non solo nei soggetti già malati ma anche in quelli sani, con l’obiettivo di ridurre l’incidenza di questa grave neoplasia.


Annunci
AmicaFarma

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to Top